Una vita tra le nuvole
Gerald Murnane
€ 17.10
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Traduzione: Roberto Serrai
Prefazione: Ben Lerner
Pagine: 248
Isbn versione cartacea: 9788832107524
Adrian Sherd è un adolescente nella Melbourne degli anni Cinquanta, gli ultimi anni prima che l’avvento della televisione cambiasse per sempre la forma dell’immaginazione. Timido e serio verso il mondo esterno, Adrian dentro di sé è tormentato in pari misura dal risveglio dei suoi ormoni e dalla devozione religiosa: sogna elaborate avventure erotiche con algide star del cinema americano e con pari fervore di sposare la sua fidanzata – una ragazza con cui condivide fugaci e struggenti sguardi sul treno – e di avere da lei undici figli, teorizzando persino una storia del mondo come cronaca della frustrazione sessuale dell’essere umano. Una vita tra le nuvole è tra le opere più sottilmente divertenti di Murnane: onesta e raccontata con profonda dolcezza, è un indimenticabile romanzo di formazione australiano e cattolico, ambientato in un’epoca non molto lontana in cui l’immaginazione era ancora un primario strumento di sopravvivenza.
Gerald Murnane è nato a Melbourne nel 1939. È stato insegnante, editore e docente universitario. Il suo romanzo d’esordio, Tamarisk Row (Safarà Editore, 2020), è stato seguito da altre dieci opere di narrativa, tra cui l’acclamato Le pianure e Una vita tra le nuvole, entrambi pubblicati da Safarà Editore. Nel 1999 Murnane ha vinto il Patrick White Award, nel 2009 il Melbourne Prize for Literature e nel 2018 il Prime Minister’s Literary Award. Vive nel Victoria occidentale, e non ha mai lasciato l’Australia in tutta la sua vita. Le opere di Gerald Murnane sono in corso di pubblicazione per Safarà Editore.
«Gerald Murnane non è mai salito su un aereo. Ha fatto bene. Non gli serve. Più in alto di così il suo sguardo così fisicamente metafisico non sarebbe potuto salire. Da non perdere. Per non perdersi».
Il Fatto Quotidiano
«La scrittura di Murnane ha un’originalità capace di posizionarlo – senza retorica! – fuori dal tempo, o almeno in un tempo parallelo che, una volta scoperto l’autore, si riallinea a quello noto al lettore, cambiando di un pochino la sua percezione del campo letterario, proprio come avviene a chi legge Lanark di Gray».
Vanni Santoni, Il Foglio
«Murnane è magistrale nell’inventare deliziose curvature delle arrampicate e poi delle ridiscese che imbocca l’immaginazione di Adrian».
Francesca Borrelli, Il manifesto
«Gerald Murnane: Melbourne, classe 1939. Nessuno, tra i diciannove romanzi, racconti e saggi, gli otto premi vinti e la candidatura al Nobel, gli ha ancora restituito la luce che la sua scrittura cattura e sprigiona».
Il Fatto Quotidiano
«Murnane fa scaturire un’irresistibile commedia nella distanza che frappone tra quello che il suo eroe fa, e quello che il suo eroe sogna».
The Guardian
«L’ora di Dottrina Cristiana non era ancora finita. Adrian disegnò una nuvola gialla sopra lo schizzo dell’aula, per rappresentare il Paradiso. Sotto, disegnò invece una galleria buia che conduceva all’Inferno. Ai lati del foglio c’era ancora spazio per il resto dell’universo e allora inserì una zona grigia da una parte per il Purgatorio e una zona verde, dalla parte opposta, per il Limbo.
Si appoggiò allo schienale e contemplò la propria opera. I colori intorno alle iniziali indicavano con chiarezza dove sarebbe finita l’anima di ciascuno se il mondo fosse finito all’improvviso quella mattina, prima che chiunque potesse confessarsi o addirittura bisbigliare l’Atto di dolore. Ovviamente nel Limbo non ci sarebbe finito nessuno, perché quello era un luogo perfettamente felice riservato alle anime dei bambini morti prima del battesimo o degli adulti che non pur non essendo cristiani e non essendo stati battezzati avevano vissuto di loro iniziativa senza peccato. Adrian aveva comunque deciso di includere il Limbo nella sua mappa perché lo aveva sempre affascinato. Una volta un frate aveva detto che secondo certi teologi il Limbo rappresentava la Terra dopo il Giudizio Universale. Volevano dire, cioè, che dopo la fine del mondo Dio avrebbe trasformato l’intero pianeta in un luogo perfettamente felice.
A volte, quanto Adrian si rendeva conto di quanto fosse improbabile che andasse in Paradiso, avrebbe fatto volentieri a cambio con un lasciapassare per il Limbo. Siccome lo avevano battezzato, però, la scelta era tra Paradiso e Inferno.
Infilò la mappa sotto al banco e guardò intorno a sé i compagni che aveva bordato di nero. Erano uno strano assortimento, senza molto in comune a parte il peccato che li rendeva schiavi. Erano perfino diversi nel modo in cui lo commettevano. Gli altri peccatori incalliti erano per lo più individui privi di fantasia che si limitavano a immaginare avventure con qualche ragazza che conoscevano. Adrian si considerava il più fortunato di tutti, perché alimentava la propria vita sessuale con la totalità degli Stati Uniti. L’ora di Dottrina Cristiana finì e la classe si alzò e recitò la preghiera prevista. I ragazzi in peccato mortale non sembravano meno devoti degli altri. Forse erano convinti, come Adrian, che un giorno avrebbero trovato una cura che funzionasse davvero».