Qualcosa per il dolore.
Memorie dal mondo dell’ippica
Gerald Murnane
€ 18.05
5% Off
Traduzione: Roberto Serrai
Pagine: 270
Isbn versione cartacea: 9788832107555
Da ragazzo, Gerald Murnane rimase tanto affascinato dal mondo delle corse dei cavalli da divenirne ossessionato: non era mai andato a cavallo, né aveva visto una corsa – eppure era irresistibilmente attratto dalle foto che ammirava sullo Sporting Globe e dall’incantesimo ammaliante lanciato dai commentatori nel nominare i cavalli in gara durante le trasmissioni radiofoniche. Questo perché Murnane aveva scoperto in queste corse più di quanto avrebbe mai potuto trovare nella religione o in qualsiasi altra istituzione umana: le corse, e i cavalli che si slanciavano a perdifiato verso una meta dalle distanze leggendarie, non erano che la porta verso il mondo dell’immaginazione e delle infinite strade che da esso potevano scaturire, per condurci nuovamente dove tutto ha avuto origine.
Gerald Murnane è nato a Melbourne nel 1939. È stato insegnante, editore e docente universitario. Il suo romanzo d’esordio, Tamarisk Row (Safarà Editore, 2020), è stato seguito da altre dieci opere di narrativa, tra cui l’acclamato Le pianure e Una vita tra le nuvole, entrambi pubblicati da Safarà Editore. Nel 1999 Murnane ha vinto il Patrick White Award, nel 2009 il Melbourne Prize for Literature e nel 2018 il Prime Minister’s Literary Award. Vive nel Victoria occidentale, e non ha mai lasciato l’Australia in tutta la sua vita. Le opere di Gerald Murnane sono in corso di pubblicazione per Safarà Editore.
«Gerald Murnane non è mai salito su un aereo. Ha fatto bene. Non gli serve. Più in alto di così il suo sguardo così fisicamente metafisico non sarebbe potuto salire. Da non perdere. Per non perdersi».
Il Fatto Quotidiano
«Murnane racconta la sua vita attraverso la sua profonda ossessione per le corse di cavalli. Ma non è affatto necessario essere interessati alle corse: ciò che conta è la qualità della mente ossessionata».
Ben Lerner, The New Yorker
«Qualcosa per il dolore non narra di eventi grandiosi. E tuttavia, è una lettura grandiosa».
Inside Racing
«Ho ammirato a lungo i libri difficili, introspettivi di Murnane, ma non l’ho mai amato prima di questa lettura».
Readings
«Qualcosa per il dolore illumina vividamente il mondo arcano delle corse, palesando come la vita creativa e spirituale di Murnane sia supportata dai colori, dalle metafore e dalle personalità della pista».
Daily Telegraph
«Un memoir dedicato alle corse dei cavalli che parla di trionfi e tragedie, delle infinite sfumature dell’amicizia e dell’amore, della precisione e della persistenza della memoria, e tanto nella sua prosa tipicamente calma e diretta tanto quanto nei suoi contenuti elevatissimi».
Times Literary Supplement
«Qualcosa per il dolore testimonia un’ossessione lunga una vita e manifesta ulteriormente l’ampiezza e la profondità del significato che Murnane può trarre da uno spettacolo apparentemente semplice».
Australian Book Review
«Per tutti gli anni Cinquanta e anche dopo, a intervalli, ho sentito il bisogno di riprodurre come miniature colorate i colori di scuderia che vedevo o di cui leggevo oppure che avevo disegnato io stesso. All’inizio non avevo altro motivo se non vedermeli davanti e godere di quell’immensa varietà di combinazioni, reali o immaginarie. Col tempo, a ogni modo, capii che mi ero assegnato un compito gravoso: cercavo i miei colori ideali, la combinazione unica che mi potesse rappresentare agli occhi del mondo. Ho conservato quasi la totalità delle molte centinaia di colori di scuderia che ho provato come fossero indumenti, per vedere come stavano. All’inizio mi sforzavo di essere originale. Molti dei miei schemi impiegavano le strisce diagonali, che erano estremamente rare ma poi diventarono quasi una moda. Se Pablo Picasso ha avuto il suo periodo blu, io una volta ho avuto un periodo verde e blu. Come le strisce diagonali, il verde e il blu si vedevano di rado insieme anche se, come le strisce diagonali, in seguito si sarebbero usati parecchio. In effetti, avrei avuto altri periodi alla Picasso prima di decidermi, quasi trent’anni fa, per una combinazione di marrone e lilla. Sono i miei colori ancora oggi, ma non ho ancora deciso uno schema che mi soddisfi. Ho parlato di un compito gravoso e in quanto tale lo prendo sul serio. Sono devoto alle corse dei cavalli come altri generi di persone sono devote alla religione, alla politica o alla cultura, anche se comunque spero di riuscire ancora a non prendermi troppo sul serio. Una volta ho letto che certe composizioni musicali (di Bach? Di Beethoven? Me lo dimentico sempre) suonavano come gli sforzi dell’anima umana per spiegarsi a Dio. Se mai trovassi la perfetta combinazione di marrone e lilla sentirei, in questo modo, di essermi spiegato. Sembra che sia destinato, tuttavia, a non trovare questa combinazione. È forse perché mi sono illuso per gran parte della mia vita? Forse i colori di scuderia non sono affatto eloquenti come invece ho sempre creduto? Oppure è la mia anima a essere troppo malandata per riuscire a spiegarsi?».