Le sedie crudeli
Barbara Comyns
€ 18.00
Traduzione: Cristina Pascotto
Pagine: 240
Isbn versione cartacea: 9788832107630
Dopo Chi è partito e chi è rimasto e La ragazza che levita, un nuovo e inedito romanzo firmato dalla scrittrice inglese «crudele come Stephen King».
Il Venerdì
Quando il padre muore improvvisamente, Frances si trova ospite degli zii materni, i Lawrence – sinistramente somiglianti ai cavalli da loro tanto amati –, ostaggio delle loro fredde stravaganze in una contea a lei sconosciuta. In attesa che la famiglia, precipitata tutto a un tratto nella povertà, la raggiunga da Londra per iniziare una nuova vita nella campagna inglese, Frances scoprirà che la magione più lugubre del villaggio nasconde un segreto tanto sorprendente quanto malvagio: alcune sedie rivestite di pelle umana dimorano infatti nel cuore della villa del Generale – celate allo sguardo dei più, ma presenti nei sussurri di tutti gli abitanti.
Fiaba nera d’età edoardiana firmata dalla penna lunare di una maestra del genere, Le sedie crudeli dispiega pienamente il repertorio di bizzarrie, umanità e personaggi memorabili che i lettori hanno imparato ad amare nei romanzi ormai celebri di Barbara Comyns.
Barbara Comyns (Bidford-on-Avon, 27 dicembre 1907 – Stanton upon Hine Heath, 14 luglio 1992) è stata un’artista e scrittrice inglese. Nata in una famiglia della piccola nobiltà decaduta, inizia a illustrare e scrivere all’età di dieci anni, dimostrando fin da subito un talento precoce e quello sguardo acuto e trasognato che sarà in seguito la cifra inconfondibile del suo stile. Pubblica i primi romanzi intorno ai quarant’anni e nel frattempo, navigando acque finanziarie spesso tempestose, attraversa molteplici vite, come modella, arredatrice di interni, allevatrice di barboncini, antiquaria, restauratrice di pianoforti e copywriter. Alla fine degli anni Cinquanta critici e lettori si accorgono della profonda originalità del suo talento e del valore delle sue opere, frutto di una singolare combinazione di meraviglioso e grottesco, suscitando l’ammirazione di letterati e scrittori come Graham Greene e nutrendo una comunità di appassionati sostenitori che non smetterà mai di crescere, la cui eco arriverà fino ai giorni nostri. È autrice di undici romanzi, oggi più che mai considerati piccoli capolavori della letteratura gotica. Le sue opere sono in corso di pubblicazione per Safarà Editore, che ha già dato alle stampe Chi è partito e chi è rimasto (2018) e La ragazza che levita (2019).
«I romanzi e le eroine di Comyns sono allo stesso tempo dolenti, singolari e invincibili».
The Times Literary Supplement
«Le qualità che hanno reso La ragazza che levita così straordinario sono tutte qui: bellezza, pietà e terrore – ciascuna trasmessa senza sforzo o protesta, in una visione coerente come in nessun altro libro sull’infanzia pubblicato finora».
Anthony Burgess
«Il mondo di Comyns è strano e meraviglioso. Definirla una precorritrice di Angela Carter è il modo più semplice per stabilire un paragone letterario accurato, ma c’è qualcosa di radicalmente originale nella sua voce. Allo stesso tempo tragica, comica e completamente folle, oserei definirla senza timori una sorta di genio trascurato».
The Observer
«Ogni suo romanzo si distingue per la capacità di scavare dentro i personaggi con una visione che oscilla tra ferocia, lirismo e arguzia tragica. Barbara Comyns era un’autentica originale».
The Independent
«Una notte, mentre sentivo quel suono brontolante, simile a un rantolo, mi misi a sedere e riuscii a udirlo distintamente. L’unico modo per sfuggirgli era mettere la testa sotto un cumulo di vestiti. Immaginavo tutte le sedie che gemevano insieme perché stavano per essere rinchiuse nel solaio, e avevano perso i loro corpi e le loro anime. Mentre soffocavo sotto i vestiti mi tornò in mente la battuta di Esmé sul dare alle sedie una sepoltura cristiana. Più ci pensavo più l’idea mi piaceva, finché non ebbi la certezza che era l’unica cosa da fare […].
Mi sentii straordinariamente coraggiosa finché non fui dinnanzi alla porta della biblioteca, che esitavo ad aprire per paura di vedere qualcosa di talmente spaventoso che mi avrebbe cambiata per sempre».