La sete
Marie-Claire Blais
€ 18.52
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Traduzione: Federica Di Lella
Pagine: 336
Isbn versione cartacea: 9788832107180
Vincitore del Prix du Gouverneur général, la prima traduzione del romanzo che inaugura il celebre ciclo Soifs della pluripremiata scrittrice canadese.
Vincitore del Premio Lorenzo Claris Appiani 2022 alla traduzione dalla lingua francese.
In una grande villa in un’isola senza nome del Golfo del Messico, entrambe spartiacque tra infiniti mondi, vengono indetti tre giorni e tre notti di festa per salutare la nascita di Vincent, e la fine di un secolo. Nel corso dei magnifici festeggiamenti i molti invitati di Mélanie e Daniel collidono tra loro in un flusso vorticoso di sentimenti indomabili, passandosi il testimone di una narrazione corale che scorre inquieta in cerca dell’appagamento della sete inestinguibile che accomuna tutti i protagonisti di questo vertiginoso romanzo corale: la sete di ubriachezza, di bellezza, e infine di giustizia.
Marie-Claire Blais (Québec, 5 ottobre 1939 – Key West, 30 novembre 2021) è stata una scrittrice canadese autrice di numerosi romanzi, tra cui il celebre ciclo Soifs. Con la pubblicazione della sua prima opera, La belle bête, nel 1959, Marie-Claire Blais è stata acclamata come una delle più grandi scrittrici della sua generazione e nel corso della sua vita le sono stati conferiti innumerevoli premi, tra cui il Prix Molson du Conseil des arts du Canada. È stata inoltre insignita del Compagnon de l’Ordre du Canada e del Compagne de l’Ordre des arts et des lettres du Québec, riconoscimenti che l’hanno consacrata ai vertici della letteratura contemporanea.
«Coraggiosa, violenta, abbacinata, Marie-Claire Blais è uno dei segreti inabissati della letteratura contemporanea».
Claudia Durastanti, Tuttolibri
«Considerata un’erede di Virginia Woolf, è stata candidata al Nobel. Dagli anni Settanta in poi la sua scrittura è diventata sempre più impressionistica, “ellittica”, focalizzata sull’interiorità, fino al ciclo Soifs: un racconto in dieci libri che scorrono come correnti in un oceano, le virgole come onde».
Viviana Mazza, La Lettura
«Con una scrittura e uno stile che echeggiano Roberto Bolaño tanto quanto Joyce, Proust e Virginia Woolf, un viaggio in una galleria di personaggi che ragionano sui fatti della vita e gli orrori del mondo».
Tiziana Lo Porto, Il Venerdì
«Un capolavoro».
The New Yorker
«Un’opera monumentale, visionaria, essenziale e ricco affresco della fine del secolo».
Voir
«Una vasta musica per il magnifico respiro di una frase inesauribile… splendente e apocalittico».
Libération
«La grande romanziera del Québec, celebre in tutto il mondo, ha costruito per oltre mezzo secolo un’abbacinante opera sulla vita degli emarginati».
Le Monde
«…ah, l’inettitudine degli uomini, non era passato poi tanto tempo da quando il padre di Claude, il padre, il nonno, non era passato tanto tempo dall’epoca in cui quei giudici accettavano che nel loro paese delle donne e degli uomini fossero giustiziati mediante impiccagione, pensava Claude, superare sé stessi, non c’era verso di riscattare le colpe dei padri, chissà se ci sarebbe mai stata una generazione di uomini equi, pensava avvilito, e gli orecchini, non doveva dimenticare di mettere gli orecchini per andare al casinò, nel raccomandare a Renata di pensare agli orecchini dissimulava il suo avvilimento, il senso di vergogna che provava a un tratto in quella stanza, e aveva anche l’impressione che, quando uscivano insieme per strada, tutti gli uomini guardassero Renata, ma forse era per il sentore di vita, di morte, dovuto alla convalescenza, che aleggiava attorno a loro, sua moglie gli sembrava fragile, con quella sua fronte larga, le orecchie sguarnite, il lobo trapassato da una luce rosa, come la carne dei bambini quando si feriscono, quelle orecchie sguarnite doveva ornarle, coprirle con gli orecchini, stai molto meglio, disse, ma perché frequenti quel casinò, lì dentro la gente fuma un sacco, l’aria è viziata, poi andando verso la finestra aveva sentito Renata avvicinarsi, la sua testa regale sfiorargli la spalla, era scomparsa diretta verso l’ascensore, la hall dell’albergo, era già in mezzo alla folla, dove si accendeva subito una sigaretta e poi un’altra, aveva aspettato tanto quel momento, nessun affetto, nessuna premura avevano potuto trattenerla, pensava lui, quella sete smaniosa era tipicamente sua, la sete di Renata, quanto oscuro e incontrollabile appariva il suo modo di fare, quando sapeva che poteva morirne».