Il buio a luci accese
David Hayden
€ 15.67
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Traduzione: Riccardo Duranti
Pagine: 200
Isbn versione cartacea: 9788897561996
«Una prosa mai vista che a tratti tocca il delirio, ma è in grado di sedimentarsi nell’inconscio (lo stesso luogo da cui nasce)».
Rivista Studio
Nei racconti di questo sconcertante debutto l’inconscio e l’onirico regnano indisturbati, mentre i protagonisti si muovono in una realtà che accade appena al di là del mondo percepito, e per questo ancora più viva e profonda. Tra i molti personaggi impossibili incontreremo un uomo destinato a una caduta infinita, convitati a un banchetto proibito, un vecchio che trascorrerà l’eternità in un libro, minatori scossi da pianti irrefrenabili e un uomo che avanza nei suoi stessi sogni, facendosi d’oro: Il buio a luci accese introduce un nuovo talento letterario dal potenziale sismico.
David Hayden è nato a Dublino, ha vissuto negli Stati Uniti e in Australia e ora vive a Norwich, nel Regno Unito, dove attualmente sta lavorando al suo primo romanzo. È stato selezionato per il 25° RTÉ Francis MacManus Short Story e i suoi racconti sono apparsi in Zoetrope e Granta.
«Uno straordinario libro di racconti che attinge dalla lezione di Samuel Beckett e ricorda il primo George Saunders».
Il mattino
«Hayden ha il raro dono di prendere strade meno battute e parlare di grandi questioni come amore, morte e tempo, pur parlando d’altro, nascondendosi tra le pieghe delle parole, in una scrittura densa, cinematografica e grottesca, lirica ed enigmatica».
L’Avvenire
Difficile da cogliere, ma impossibile da ignorare. […] Una volta ogni secolo, arriva un libro che non assomiglia a nulla che abbiate mai letto».
The Guardian
«Con gli occhi di un poeta, Hayden ci conduce in una serie di scenari onirici nella cui densità e stranezza riecheggia Tarkovskij. […] Un inquietante capolavoro».
The Spectator
«Ne è passato di tempo da quando sono saltato giù dal cornicione.
Ho liberato la scrivania e salvato le cose importanti su una pennetta che tenevo nel taschino. Tutto il resto: cancellato. Ho individuato una finestra da cui, dopo ripetuti tagli, ho ricavato un’apertura e sono uscito sopra un angusto cornicione e, una volta in aria, ho provato una sensazione di sollievo, di perdita di peso. Ho iniziato a osservare l’edificio come se lo vedessi per la prima volta: i riflessi ambrati della pietra, i riquadri color terracotta, lisci e scanalati; i pannelli di vetro trasparente. L’occhio e la mente non facevano che spostarsi deliziati da un particolare all’insieme dell’edificio. Provai una gran gioia nel trovarmi per sempre fuori da lì.
Mi aspettavo di sentire freddo, ma l’aria era mite, la velocità gradevole, la freschezza immensa e commestibile. Ricordo di aver dato una rapida occhiata in alto e di aver visto i colleghi amministratori guardare allarmati dalla finestra della sala riunioni. Tutti tranne Andrew, che aggiustandosi il nodo della cravatta sorrise e salutò con la mano.
Di colpo mi sono fermato in aria, riguadagnando il mio peso, che pareva essere finito tutto in fondo allo stomaco; con le braccia e le gambe che mi penzolavano in avanti, ho guardato in basso e ho visto una donna con un caschetto castano e gli occhi rivolti in alto – di sicuro ero troppo distante per distinguere un caschetto castano. Lei ha spostato lo sguardo, sulle sue scarpe o verso la portiera di un taxi giallo che si era appena accostato al marciapiede, e io ho ripreso la discesa alla stessa velocità di prima; la portiera del taxi si è aperta, e salendo lei mi ha guardato di nuovo, e di nuovo io mi sono fermato a mezz’aria con uno scossone, udendo il tonfo della portiera che si richiudeva – probabilmente ero troppo lontano per sentire il tonfo della portiera che si richiudeva – poi ho ripreso a scendere ancora, con rinnovato piacere. Mi sono messo a cantare, e le parole vecchie e stantie mi si staccavano dalla bocca per risalire là, dove si era svolta la mia vita».