Consenso
Saskia Vogel
€ 17.10
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Traduzione: Alice Intelisano
Pagine: 224
Isbn versione cartacea: 9788832107029
«Come per Joan Didion, per Vogel l’atmosfera è tutto, e le sue frasi sono perfette e incisive come una puntura di medusa».
John Freeman
Dopo la sparizione del padre, disperso nell’oceano al largo della costa di Los Angeles, Echo si inabissa lentamente in uno stato di paralisi emotiva: priva di punti di riferimento e disorientata dalla freddezza e dall’instabilità della madre, dopo il fallimento di un’improbabile carriera di attrice Echo cerca di trovare conforto nell’unico modo che conosce: perdendosi nella vita di estranei. Quando nella sua vita irrompe una dominatrice di nome Orly, Echo intraprende un percorso che la porterà a sperimentare un’inedita possibilità di relazione con il mondo e con sé stessa, al cui interno la potenza dei sentimenti sopiti troverà un nuovo, prorompente spazio in cui esistere.
Saskia Vogel è nata a Los Angeles nel 1981 e vive a Berlino. Ha scritto di genere, potere e sessualità per Granta e The Paris Review e ha tradotto in inglese alcune delle opere delle più importanti autrici svedesi contemporanee. Il suo acclamato debutto letterario, Consenso (Permission) è stato tradotto in numerose lingue mentre è in corso di scrittura l’adattamento televisivo.
«Se Joan Didion avesse scritto della comunità BDSM di Los Angeles, il suo libro sarebbe stato Consenso».
Emily Temple, Literary Hub
«L’eroina in lutto del debutto di Saskia Vogel cerca conforto nella scena delle dominatrici di Los Angeles, sperimentando i confini tra desiderio, potere e libertà personale».
The New York Times Book Review
«Consenso è una storia di lutto, solitudine e sadomasochismo. […] Ma non troverete traccia di cliché: i frustini diventano parte di una moderna storia d’amore, solitudine e guarigione».
The Guardian
«Le colline erano dei giganti dormienti, che fremevano nei loro sogni. Ogni volta che si rigiravano nei loro letti, una squadra di manutenzione arrivava per riparare la crepa nella strada costiera, e il mare risucchiava pietre dalla battigia. Quando durante la stagione secca scoppiò un incendio sulle colline, me ne stetti sulla scogliera a fissare gli elicotteri immergere i loro secchi nell’acqua. Cercai gli occhi del pilota mentre l’elicottero si librava in cielo, sopra e oltre la casa dei miei genitori, sperando che trasportasse nient’altro che acqua. Gli incendi boschivi e le strade dissestate erano dei pericoli quotidiani, come i serpenti a sonagli e gli incidenti stradali. Tenevo uno zaino pronto nell’armadio, in caso la terra tremasse o un incendio si diffondesse oltre la strada. Anche da bambina, sapevo che questo paesaggio non sarebbe durato.
Il paesaggio portava altre attrazioni alla porta della mia famiglia. Guardavamo le balene migranti scomparire e riemergere tra le baie. Trascorrevamo la stagione contandole e portando il calcolo al centro di ricerca, un edificio tozzo accanto a un faro circondato da un giardino di piante indigene. Attraverso il ricevitore di bachelite ascoltavo le registrazioni sottomarine delle balene, le loro canzoni tormentate, i loro cuori. Nel lungo silenzio tra i lenti battiti, mi prendevo il polso. Ritornavo spesso in quel luogo tranquillo, trovando sollievo nel bozzolo di un basso fisso e regolare. In un’altra stanza, alcuni diorami raffiguravano secoli di erosione della scogliera nella zona. Quindici, trenta metri, scomparsi. Il modellino di oggi mostra come erano le scogliere un tempo. Da molto tempo non si sgretolava più nulla, perfino nelle zone a rischio frane. Ma sapevo cosa significava. Uno sgretolamento era imminente. Prima di diventare vecchia, la terra avrebbe rivendicato i nostri corpi e saremmo nati una seconda volta, come fantasmi. Fantasmi, come la giovane donna che infestava il faro. Si gettò dalla scogliera quando fu certa che il suo marinaio non avrebbe più fatto ritorno. Entrò nell’oblio per cercarlo. Era la storia più romantica che conoscessi. Mi piaceva immaginare l’oblio dell’amore. Il sé che si arrende a una sensazione, una sensazione che apparteneva alle notti in cui mi addormentavo con le mani a coppa tra le gambe, confortata.
In quelle notti, ero sicura di poter sentire le risate degli amanti innalzarsi dalle onde. La loro gioia mi attirava».