Hikari No Ryōbun.
Il dominio della luce
Tsushima Yūko
€ 17.10
5% Off
Traduzione: Maria Teresa Orsi
Pagine: 192
Isbn versione cartacea: 9788832107500
Dalla vincitrice dei premi Noma, Yomiuri e Tanizaki, la prima traduzione italiana del romanzo pubblicato a puntate nella rivista letteraria Gunzō.
È primavera, a Tokyo, e un appartamento inondato di luce può sembrare il punto migliore da cui iniziare una nuova vita: una luce totale e inesauribile che inondi le esistenze di una madre e di una figlia che devono imparare a contare l’una sull’altra per la prima volta. Dopo il divorzio, non voluto ma ora testardamente rivendicato, la narratrice reclama così il diritto di costruire uno spazio autonomo in cui esistere sotto l’assedio di nemici sfuggenti: le sfide taciute e inconfessabili della maternità, i demoni benevoli e quelli ostili, l’ambivalenza dei singoli e della società in un continuo gioco di riflessi in cui la luce si dispiega nell’infinito spettro delle sue variazioni, tanto oscura quanto abbagliante nella sua più improvvisa rivelazione.
Tsushima Yūko (Tokyo, 30 marzo 1947 – ivi, 18 febbraio 2016), nome d’arte di Tsushima Satoko, è stata un’acclamata scrittrice, saggista e critica letteraria giapponese. Figlia di Dazai Osamu, controverso e celebre scrittore del Giappone postbellico, è considerata una delle più significative esponenti della corrente letteraria del «romanzo dell’io» (shishōsetsu) – definizione tuttavia riduttiva e spesso contestata dall’autrice stessa. I suoi numerosi romanzi e racconti, tra cui Chōji (1978; trad. it. Il figlio della fortuna, Safarà, 2021), hanno vinto riconoscimenti prestigiosi come il Kawabata Yasunari Literature Prize e il Noma Literary Prize, e sono stati tradotti in numerose lingue consacrandola nello scenario internazionale tra le grandi autrici giapponesi del Novecento. Il dominio della luce (Hikari No Ryōbun) viene qui presentato nella sua prima edizione italiana.
«Limpido, ricco di atmosfera e profondo, colmo di momenti singolari che indugiano nella mente come un’immagine residua sulla retina».
The Spectator
«Scrittrice tanto sottile quanto elusiva, Tsushima gioca con la luce per indicare l’oscurità».
Financial Times
«C’è qualcosa di profondamente seducente nell’essere trascinati nei pensieri intimi che una donna non rivelerebbe a nessuno».
The Atlantic
«L’opera riflette, come un cristallo, momenti sparsi nella vita di una madre senza nome… Rivelatrice, spesso mozzafiato».
The Irish Times
«I dodici capitoli di vita urbana sono dettagliati con grande semplicità – trovare un appartamento, scoprire una perdita di acqua, visitare un parco – ma nelle mani di Tsushima raggiungono una chiarezza ingannevole e luminosa».
The Guardian
«Nel dominio impalpabile di Tsushima ogni angolo è pieno di luce e non c’è nessun luogo dove nascondersi perché non è necessario – non per coloro che cercano una rivelazione».
Book Forum
«Non riuscivo a credere ai miei occhi. L’intero pavimento splendeva di un intenso colore argento, così abbagliante da far male. Avevo pensato che si trattasse solo di colmare le crepe, ma la vernice idrorepellente era stata stesa sull’intera superficie da un angolo all’altro. Senza dubbio se già in primavera era così accecante, in estate la luce sarebbe stata insopportabile. Si restava abbacinati in piena città, come chi attraversa distese di neve, come chi percorre il mare. Un mare di colore argento».